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(2016) per due violini
Prima esecuzione Trieste, Auditorium Casa della Musica, 28 maggio 2016 per il Festival Risuonanze
Stefano Furini, Verena Rojc violini
Edizione Sconfinarte
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La composizione Tre variazioni sul nome Mirella per due violini (2016) è stata scritta su commissione del Festival Risuonanze. Il pezzo, dedicato alla memoria di mia madre, prende spunto proprio dalle tre note che compongono il suo nome. Nel primo e nel secondo pezzo appaiono con molta evidenza, anche se trattate in modo differente nei due brani e con continue variazioni all’interno di ciascuno di essi, zone polari costruite proprio a partire dai suoni mi e re e dai campi armonici a essi strettamente connessi. La terza variazione, oltre a una parte conclusiva che utilizza la nota dell’ultima sillaba del nome, il la, presenta atteggiamenti ancora diversi dai primi due, anche se alcuni richiami delle precedenti variazioni sono presenti, quasi a ricostruire l’intero “Mirella”.
Oltre a questi elementi, altre suggestioni stanno alla base della composizione. La stesura del pezzo si collega infatti anche ad alcuni particolari de Le sette parole di Cristo in croce di Haydn, sia pure intesi come pura sollecitazione creativa e del tutto rivisitati. Ad esempio, un accenno a elementi della Sonata IV è riscontrabile nella prima variazione. Nel primo brano, infatti, in analogia al testo di Haydn che prevede una cadenza solistica affidata ai violini primi, è presente una sorta di declamato al primo violino che adombra la sillabazione del testo “Deus meus, Deus mens, utquid dereliquisti me?”, così come il bicordo conclusivo della prima variazione, raggiunto dopo un accidentato percorso, è strettamente connesso alla tonalità di fa minore della Sonata IV. Analogamente l’intervallo fondante della Sonata V, “Sitio”, un intervallo di terza maggiore, è accennato nella prima, ma diventa elemento fondante e ossessivo nella seconda variazione. Per citare un ultimo esempio, un riferimento alla Sonata VI è presente nella terza variazione. L’idea di cinque note che costituiscono il “Consummatum est” di Haydn viene qui ripresa, sia pure attuata con modalità e suoni diversi. Infine l’indicazione “Presto e con tutta forza” de “Il terremoto”, brano conclusivo de Le sette parole di Cristo in croce, viene idealmente richiamato in tanti momenti delle tre variazioni, che, più che un “Lamento”, risultano in realtà una composizione caratterizzata da una forte componente antinomica e da una lotta incessante e drammatica, che solo alla fine trascolora ineluttabilmente nel segno della morte.