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(1988) per flauto, clarinetto, percussione, pianoforte, viola e violoncello
Edizione Edi Pan
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D’iride, per piccolo organico strumentale, si struttura come una libera forma aperta, nella quale non è concesso spazio alla poetica dei ritorni, né a recuperi di memoria. Come il titolo suggerisce, oltre ad uno spiccato interesse ritmico ed armonico soprattutto, l’elemento timbrico coloristico è quello che viene maggiormente a connotare la composizione, quasi vivissimo arcobaleno.
Parecchio tempo dopo la composizione di D’iride (1988), cercando un testo per una lirica che dovevo scrivere, mi capitò tra le mani una coppia di distici estrapolati dal volume “Con testo a fronte” di Paolo Volponi. Con grande stupore mi accorsi che, in maniera puramente casuale, esisteva un incredibile parallelismo tra il contenuto musicale di D’iride e le immagini del testo che viene qui di seguito riportato.
Fermo rimane il sole
mentre vespero sorge
…
e colma la concava piscina
serale di agata e di zaffiro
…
Due frammenti di due versi ciascuno costituiscono l’intelaiatura del testo di Volponi. Due i colori predominanti e contrastanti: quello del “sole” del primo verso che si ricollega all’“agata” del quarto e quello evocato dal sorgere di vespero, richiamato dallo “zaffiro” finale. Due anche le immagini differenti all’interno del primo distico: un bagliore statico traspare nello stacco iniziale, che si pone in evidente antinomia, sia con la tonalità di colore più fredda, sia coll’ascesa dinamica evocata dal verso successivo.
La dualità evidente nel testo si riscontra anche, curiosamente, a livello compositivo: in D’iride, infatti, due sezioni apparentemente estranee si contrappongono e paiono caratterizzare “a posteriori” i due distici, per svelare, solo nella parte conclusiva, gli stretti legami che viceversa intercorrono tra loro. Già all’interno della prima parte della composizione, del resto, si evidenziano due atteggiamenti in opposizione, già riscontrati nel primo frammento di Volponi: ad una staticità e ad una particolare asprezza nel registro acuto, con l’insistenza su suoni polarizzati, si contrappone, con un’azione di graduale sgretolazione, una situazione lirica particolarmente dolce ed espressiva. (Sonia BO)