… Rosee le fila

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(1994) per soprano, flauto e pianoforte

Testo di Ugo Foscolo

Prima esecuzione Torino, 20 novembre 1995

Alessandra Di Paolo soprano

Traiettorie Sonore Ensemble

Edizione Ricordi

Partitura (136685)

Durata 9’ ca.

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Descrizione

La composizione, scritta nel 1994, si configura come una versione per soprano, flauto e pianoforte del II quadro di Polittico.

Il testo, tratto da Le Grazie di Foscolo è costituito da cinque pannelli differenti. Di ciascun quadro, che si apre con un verso ricorrente, seppur sempre leggermente variato, simile alla ripresa di una ballata, sono stati scelti per la “messa in musica” non più di tre versi.

I frammenti del Foscolo sono risultati particolarmente interessanti sotto il profilo compositivo per una serie di ragioni. Anzitutto, dal punto di vista formale, un testo che presentasse cinque riprese obbligava a ricercare soluzioni particolari, nel momento in cui si escludesse l’utilizzo di una troppo ovvia forma di rondò. Analogamente appariva difficoltoso, e per questo particolarmente stimolante, trovare una caratterizzazione musicale precisa, ma non banalmente illustrativa, dei cinque frammenti. Da ultimo si rivelavano estremamente affascinanti i mutamenti coloristici che avvenivano tra i vari quadri (rosee, nivee, lauri, dunque color verde alloro, oro, cerulee, un azzurrino indefinito). Proprio nel segno del colore è possibile forse individuare la più immediata chiave di lettura del brano, trascolorante pannello di cinque episodi ben differenziati, geometricamente equidistanti, eppure fusi in un medesimo amalgama. (Sonia BO)

 

 

Mesci, odorosa Dea, rosee le fila;

 

Or mesci, amabil Dea, nivee le fila;

e ad un lato del velo Espero sorga

 

Mesci, madre dei fior, lauri alle fila;

e sul contrario lato erri co’ specchi

dell’alba il sogno;

 

Mesci, o Flora gentile, oro alle fila;

 

Mesci cerulee, Dea, mesci le fila;

e pinta il lembo estremo abbia una donna

che con l’ombre e i silenzi unica veglia;

 

(Ugo Foscolo)

 

 

III Quadro

 

Baldovina casam remanet soletta, nec imbrem

acquetare potest oculorum, abeunte marito.

Pensorosa manu guanzam sustentat et ecce,

ecce repentinae sua brancant viscera doiae,

namque novo partu miseram fiolare bisognat.

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